mercoledì 17 dicembre 2014

Un Libro per Natale


Consigli letterari per un magico Dicembre



Non ci dovrebbero essere occasioni speciali per regalare un libro. Sono dell'avviso che ricevere un romanzo sia una tra le cose che non hanno davvero bisogno di una ricorrenza particolare, eppure il Natale è uno di quei momenti in cui i libri ritrovano un po' del loro antico splendore, diventando i grandi protagonisti di una tra le festività più apprezzante dell'anno.
Il mio Natale è sempre stato caratterizzato da un libro, è un po' come se fosse un appuntamento fisso e se non riesco a rispettarlo mi sento quasi vuota, come se mi mancasse qualcosa. Fortunatamente ho sempre avuto persone che non mancano mai di assecondare questa mia passione per la lettura e, immancabile come ogni volta, sotto il mio alberello trovo sempre un romanzo ad aspettarmi, poco importa se qualcuno ha captato i miei desideri o se si è lanciato spontaneamente nella ricerca di qualcosa di adatto alla mia personalità: regalare o ricevere un libro a Natale è una tra le cose più belle di questi giorni di festa, fatta eccezione per le cose buone da mangiare! Anzi, il cibo e i libri sono le due cose più belle di Dicembre...ma sto divagando, come al solito!
Ho pensato di dedicare proprio a questo tema il post natalizio, magari andando in aiuto di chi, magari per poco tempo o per mancanza di idee, ha voglia di celebrare il Natale regalando a persone speciali un libro, un compagno di viaggio in queste fredde giornate diventate ormai invernali, da passare sul divano a leggere e a fantasticare su mondi e luoghi lontani o vicini, immergendosi in storie fantastiche o anche più reali.
In ventotto anni di vita di libri ne ho ricevuti davvero tantissimi, quindi fare una lista dei più belli è davvero un'impresa titanica, ma sicuramente alcuni mi sono rimasti nel cuore più di altri ed è a questi che ho deciso di dare un po' di visibilità, senza però tralasciare romanzi di ultima pubblicazione che possono davvero scaldare questo gelido Dicembre.
Siete pronti a iniziare?
Molto bene: comincia il viaggio!
Immancabile in una libreria, soprattutto in questo periodo, è certamente “Canto di Natale” il capolavoro di Charles Dickens che, se molti lo ritengono una libro da bambini, trovo che in realtà sia un romanzo che non ha età, uno di quelli senza tempo, da leggere e da rileggere sempre, per ricordarsi quanto c'è di buono in noi, nel nostro essere, perfino quando sembra non esisterne più.
C'è un altro romanzo che, a mio parere, ha una forza incontenibile, una purezza senza precedenti ed è per questo che ho scelto di annoverarlo tra le letture natalizia per eccellenza, perché è un regalo che va dritto al cuore se solo si ha il coraggio di leggere oltre alle parole che ci sono scritte sulla pagina. Sto parlando de "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry, uno dei libri più letti al mondo, tra quelli tradotti in più lingue. Un romanzo di poche pagine, ma denso di contenuti, la cui storia sa essere meravigliosa sia per un bambino di 8 anni, che per un uomo di cinquanta. Ho regalato spesso questo libricino, non solo a piccoli lettori in erba e non ho mai sbagliato nel consigliarlo!
Un terzo consiglio che mi sento di dare, benché anche questo non sia esattamente un titolo natalizio, è “Il Signore degli Anelli”, un titolo che certo non ha bisogno di presentazioni, perché penso che tutti lo conoscano, ma forse non tutti sono riusciti ad apprezzarlo (ebbene sì, ci sono anche queste persone, ma il mondo è bello perché è vario!).
Vi starete domandando perché annovero il romanzo di J. R. R. Tolkien tra i libri da regalare a Natale. La risposta è semplicissima: io stessa l'ho ricevuto in dono tantissimo tempo fa ed è stato uno di quei regali che più ho apprezzato e che ricordo con immenso piacere. C'è tutto tra le pagine dello scrittore inglese, non si tratta solo dell'eterna lotta tra bene e male, ma c'è davvero qualcosa di molto più profondo, una miriade di possibilità capaci di rendersi evidenti di volta in volta, lettura dopo lettura. Perché se c'è davvero qualcosa che rende il romanzo davvero speciale, è il suo essere sempre nuovo anche dopo averlo letto per l'ennesima volta ed è per questo che può essere un regalo perfetto: insegna a guardare oltre la superficie, a non fermarsi solo sulle apparenze e poi, diciamocela tutta, una grandiosa e straordinaria storia che merita di essere scoperta da chi ancora non ha avuto il piacere di imbattersi in lei.
Se siete tra quelle persone che amano i romanzi divertenti, spassosi, da leggere con la chiara intenzione di rilassarsi ed evadere dallo stress quotidiano, allora il terzo romanzo che vi consiglio fa proprio per voi! Si tratta di “Fuga dal Natale” scritto da un inedito John Grisham che, per una volta, abbandona il legal thriller, per cui è tanto apprezzato, dedicandosi ad una storia leggera e sinceramente divertente, fatta di risate che, certamente, rendono piacevolissima questa lettura un po' diversa dal solito.
Natale non sarebbe Natale senza un bel romanzo fatto d'amore, sentimenti, famiglia e passione, tutti ingredienti presenti nel recentissimo romanzo di Sarah Morgan“Mentre Fuori Nevica”, una storia rosa per eccellenza con una protagonista algida e un po' distaccata che, pur di sfuggire a tutti i costi da quel clima natalizio che tanto detesta, decide di lavorare perfino nel periodo di festa, con risultati decisamente spiacevoli, almeno per lei!
Se, invece, non siete tra quelli che amano storie zuccherose e piene d'amore, la lettura natalizia ideale è un classico di Agatha Christie, “Il Natale di Poirot”. Intelligente, dinamico, assurdamente ben costruito, questo romanzo sa tenerti con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, regalando colpi di scena a non finire, in uno stile che non delude mai e che sa rendere diverso perfino il Natale.
Ci sarebbero tantissimi altri romanzi da consigliare e, di certo, questa rapida carrellata non esaurisce le infinite possibilità che si presentano ai lettori affamati di nuove storie. Fare, però, un elenco di tutti quelli che meritano di essere regalati è davvero un'impresa ardua, forse perfino impossibile, perciò credo che dovrò limitarmi a quelli appena elencati, con la speranza di aver trovato un genere adatto ad ogni lettore. Insomma, un libro per ogni gusto e necessità o, almeno, era questo il mio obiettivo principale!
C'è però una piccola menzione d'onore che vorrei fare, un consiglio che non posso proprio esimermi dal dare perché non solo si tratta di una scrittrice emergente, per giunta italiana, ma anche perché è una vecchia conoscenza di Les Fleurs du Mal Book. Si tratta di Alessia Esse che il 2 Dicembre ha pubblicato la sua nuova novella tutta natalizia (un piccolo assaggio di quella che sarà a breve una nuova serie che terremo sicuramente d'occhio!), “Desiderio di Natale”, un racconto dolce e delicato, sincero ed emozionate, perfetto per questo clima di festa.
E così si chiude, aggiungerei in bellezza, questo nostro piccolo, ma intenso viaggio, alla scoperta di titoli imperdibili, a cavallo tra il classico ed il moderno, che magari aiuterà qualcuno di voi a fare un regalo speciale a chi vuole bene.
Fateci sapere se i vostri regali sono stati apprezzati e non mancate di segnalarci eventuali titoli che potrebbero interessarci.
Intanto tutto lo staff non può che augurare ad ognuno di voi un felice Natale!

Dora e Les Fleurs du Mal!

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Charles Dickens

Una grande storia sulla possibilità di cambiare il proprio destino. Una riflessione sull'equilibrio difficile fra il presente, il passato e il futuro. Una denuncia dello sfruttamento minorile e dell'analfabetismo. Ma soprattutto una favola, una delle più commoventi che siano mai state scritte. Protagonista è il vecchio e tirchio finanziere Ebenezer Scrooge che nella notte di Natale viene visitato da tre spettri. Lo indurranno a un cambiamento radicale, a una conversione che farà di lui uno dei più grandi personaggi letterari di tutti i tempi.


Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe

È la storia dell'incontro tra un aviatore, costretto da un guasto ad un atterraggio di fortuna nel deserto, e un ragazzino alquanto strano, che gli chiede di disegnargli una pecora. Il bambino viene dallo spazio e ha abbandonato il suo piccolo pianeta perchè si sentiva troppo solo lassù: unica sua compagna era una rosa. Un libro che si rivolge ai ragazzi e "a tutti i grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano più", come dice lo stesso autore nella dedica del suo libro.


J.R.R. Tolkien

Un mondo sul ciglio dell'abisso, un pugno di eroi capaci di opporsi al male. Una pietra miliare della letteratura di tutti i tempi.
Avventure in luoghi remoti e terribili, episodi di inesauribile allegria, segreti paurosi che si svelano a poco a poco, draghi crudeli e alberi che camminano, città d'argento e di diamante poco lontane da necropoli tenebrose in cui dimorano esseri che spaventano al solo nominarli, urti giganteschi di eserciti luminosi e oscuri. Tutto questo è Il Signore degli Anelli, leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, romanzo d’eccezione al di fuori del tempo, semplice e sublime.


John Grisham

Solo l'anno prima la famiglia Krank aveva speso 6100 dollari per preparare il Natale. Quest'anno papà e mamma Krank si trovano all'aeroporto per salutare, pochi giorni prima di Natale, la figlia Blair in partenza per una missione umanitaria in Perú. Un pensiero un po' folle si insinua in loro: che senso ha trascorrere il Natale senza Blair?! E se lo saltassero? E se utilizzassero quei 6100 dollari per la crociera ai Caraibi che da anni si sono sempre negati? Il grande piano è deciso e messo in atto, prima in modo titubante, poi spavaldo. Ma il Natale, con la sua straordinaria potenza consumistica, con la sua ingombrante presenza moralistica, sta per prendersi la più esilarante e sferzante rivincita sui poveri Krank.


Sarah Morgan

Kayla Green odia il Natale. Farebbe qualsiasi cosa per evitarlo del tutto, così, quando le si presenta l'occasione di lavorare durante le vacanze, la coglie al volo. Kayla è un mostro sacro delle pubbliche relazioni, e ora dovrà occuparsi di una struttura alberghiera di lusso in montagna. Perfetto! Quello che non sa è che l'impresa del suo cliente, Jackson O'Neil, è a conduzione familiare, che lì tra montagne innevate e addobbi di stagione il Natale è più presente che mai, e che l'atmosfera è calda, accogliente e decisamente festiva. Inoltre, a rendere più coinvolgente e inebriante il suo soggiorno tra i monti ci si mette pure questa intensa e fastidiosa attrazione per Jackson. Un'attrazione che la porterà chissà dove. Ma certo non a letto con lui. O sì?


Agatha Christie

A Natale, secondo la tradizione, le famiglie che sono state separate tutto l'anno, dopo aver messo da parte ogni contrasto, si riuniscono per festeggiare. Tutto questo, però, a volte ha solo lo scopo di mascherare odi e rivalità feroci. Come fa notare un acuto osservatore del carattere umano come Poirot: "A Natale c'è molta ipocrisia... e lo sforzo per essere amabili crea un malessere che può essere in definitiva pericoloso." Quasi a dimostrare la validità di questa riflessione la riunione familiare voluta dal vecchio e tirannico Simeon Lee, che ha chiamato attorno a sé tutti i figli e i nipoti, anche quelli che un tempo si erano ribellati a lui e lo avevano abbandonato, si trasforma ben presto in dramma. A farne le spese è proprio il vecchio patriarca, misteriosamente assassinato alla vigilia di Natale in una stanza chiusa dall'interno. Ma è possibile che l'assassino sia proprio un membro della famiglia? Tutti sono sospettabili, tutti avevano un motivo per volere la sua morte. Un caso complicato, ma nessun criminale può sperare di ingannare il grande Poirot.

Alessia Esse

Violet Richmond è la proprietaria di World Toys, un negozio di giocattoli situato al centro di Manhattan. Ogni anno, in occasione del Natale, il World Toys si riempie di bambini pronti per la classica foto con Babbo Natale. Quest'anno, però, il solito Babbo Natale non può sedere sulla poltrona dorata, e Violet deve assumere un sostituto, David Connor. David è uno studente di architettura alla prima esperienza in un negozio di giocattoli. 
Nonostante i dubbi iniziali, Violet si scopre felice di lavorare con David. Ma c'è dell'altro. Nel corso delle tre settimane che precedono la vigilia di Natale, Violet si scopre profondamente attratta dal ragazzo seduto sulla poltrona dorata. 
Cosa succederà quando Violet e David rimarranno da soli nel negozio di giocattoli? 


sabato 29 novembre 2014

Trentatré - Mirya


"Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse; ma scopre subito che l’umanità è un abito scomodo da indossare.
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che l’universo non deve finire; ma c’è un asino dagli occhi azzurri a complicarle la vita e a lei non resta che cercare di trasformarlo in un unicorno rosa. 
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia; ma c’è una rossa intenzionata a combattere contro di lui che invece forse potrebbe combattere al suo fianco. 
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale, quel locale che in fondo può assomigliare ad una casa, come loro in fondo possono assomigliare ad una famiglia. 
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri." 

*****

Basterebbe solo la trama a far innamorare un lettore di questo romanzo. Basterebbe Grace, la sua dolcezza, il suo sorriso genuino, non un semplice scudo contro il dolore ma una vera e propria arma con la quale combattere il cinismo della vita, a spiegare il verso senso di questa storia. Basterebbe Michele, quel suo modo di fare quasi antipatico, distante, quella sua angoscia innata del domani così terribilmente legata alla paura del passato, la sua vulnerabilità a rendere il lettore incapace di staccare gli occhi dalle parole fino a che non arriva l'ultima pagina. E basterebbe D, quello strambo omino che crede di essere Dio, che è Dio, e che cerca in tutti i modi di adattarsi ad un mondo e ad un corpo che è stato lui stesso a creare, ma che forse non è mai stato capace di comprendere fino in fondo a dare le motivazioni necessarie per immergerti fino in fondo in quello che non è un romanzo, non soltanto, ma che è anche la storia di tante persone, di quelle che puoi incontrare per caso quando meno te lo aspetti, persone come me o come te, che magari hanno un vissuto difficile alle spalle, il cui futuro può essere perfino incerto.
Trentatré non è un racconto su Dio, non nel senso più stretto del termine né, tanto meno, è un racconto che parla di qualcosa di ultraterreno, di incomprensibile, di inafferrabile come solo Dio può essere. Trentatré è un racconto terreno, così reale da fare anche male a volte, perché nella storia di Grace ci si possono ritrovare tante persone, perché nella sofferenza di Michele si nascondono tanti uomini uguali a lui, perché nel grande forza di Juliette si possono intravedere tante ragazze che hanno sempre creduto di essere fragili, ma che non lo sono mai state, combattenti nate che hanno solo dimenticato come si lotta.
Mirya sa raccontare tutto questo con una grazia e un'eleganza fuori dal comune, la stessa con la quale riesce a far ridere e piangere il lettore, legato alle sue parole, alle sue storie, a quei brandelli di vita vera che sa bene come rendere reale, quasi palpabile, così tangibile da farti credere che quella storia di cui sta parlando è proprio la tua.
Ho iniziato a leggere Trentatré mentre ero in aereo, destinazione Dublino. Mi è parso di sentirmi un po' più vicina a Dio di quanto non lo sia mai davvero stata, non in questi ultimi anni. Ma più che vicina a Lui, mi sono sentita indissolubilmente legata a D, a quella bislacca, tenerissima forma terrena di un'Essenza che mai prima di oggi ho pensato potesse essere così umana. Mi sono sentita Grace e anche Michele, ho provato le stesse sensazioni di Juliette, ho parteggiato per Amir nel momento in cui ho davvero capito quante cose possono nascondersi sotto una imperfetta superficie e ho condiviso le emozioni del vecchio Giò, giustificando perfino il suo comportamento, salvo poi parteggiare per chi quel suo comportamento non lo ha mai davvero capito né accettato.
Perché è questa la grandezza di Mirya: l'essere capace di rendere speciali quelle storie che si sentono tutti i giorni, che a volte passano perfino inosservate in questo mare di grigio cinismo e di stupidi asini. Ti fa credere di essere tu il vero protagonista, in mille forme e sfumature diverse e rende possibile l'impossibile, un po' come il Fortuna, un bar sgangherato da due soldi, ma dalla struttura ben più solida di quanto una persona possa pensare, sarà capace di riunire i pezzi dando loro una casa, una dimora. È l'incastro perfetto, perché è il luogo dove le cose si intrecciano per non sciogliersi mai più.
Potrei dilungarmi ancora per ore a parlare di Trentatré - e dire che avevo detto che bastava solo la trama a farvene innamorare – ma forse è meglio che lasci spazio a voi, cari lettori: un libro non si può scoprire attraverso le parole degli altri. Un libro va letto e va vissuto sulla propria pelle, proprio come ho fatto io ieri, immersa nella lettura di quello che è stato un romanzo capace di farmi ridere e piangere allo stesso tempo.
Vi auguro di poter vivere Trentatré con la stessa intensità con la quale l'ho vissuto io. Vi sconvolgerà, mi emozionerà, vi strapperà sorrisi, forse anche qualche piccola arrabbiatura passeggera, vi saprà regalare qualcosa di davvero unico e vi farà piangere, anche se non è questo quello che davvero importa: perché c'è sempre da imparare dal dolore.
Perché c'è sempre la neve, anche nelle calde giornate di sole. E non c'è cura migliore della neve per lenire ferite che sembrano non potersi rimarginare mai.
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Entrare nel mondo di Mirya è facile. Di seguito potrete trovare link utili per seguirla!

Potete anche leggere la recensione di Les Fleurs du Mal Di Carne e di Carta cliccando semplicemente sul titolo, mentre se volete acquistare la sua ultima, meravigliosa creatura di inchiostro (digitale), non dovrete far altro che andare su Amazon sempre cliccando il link!

Buona lettura a voi, amici. 
E un grazie speciale a Mirya che ha saputo trattare temi anche molto delicati, dei quali non sempre le persone hanno il coraggio di parlare, rendendoli non più qualcosa di cui aver paura o dai quali dover fuggire.




Recensione a cura di Dora

lunedì 3 novembre 2014

Lettera a Giorgio Faletti

"Ho sempre sostituito la paura di non farcela più con la speranza di farcela di nuovo"
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Ciao Giorgio,
mi rivolgo a te come se fossimo amici, spero non ti dispiaccia. Un po', mio amico lo sei anche se tu di certo non ne sei mai stato consapevole.
Ti ho conosciuto grazie al tuo grande impegno artistico, anche se non ero ancora nata durante il tue debutto al cabaret, ho avuto modo di apprezzare la tua verve comica in televisione, durante i vari speciali, in quelle trasmissioni che tanto amano parlare dei bei tempi andati, quando la comicità era diversa, forse perfino più divertente. Ricordo, però, quando cantavi Signor Tenente, ero una bambina, è vero e di certo non capivo il significato profondo di quel testo, ma anche all'orecchio di una bambinetta quella canzone aveva un valore, forse non quello che hai cercato di dare tu, ma è pur sempre un inizio, non trovi?
È stata, però, la letteratura che mi ha permesso di conoscerti davvero, dandomi la possibilità di apprezzare anche questo aspetto della tua immensa ed eclettica personalità. Lo ammetto, all'inizio ho storto un po' il naso quando è stato pubblicato Io Uccido. Per quale motivo un uomo come te, un cabarettista, qualcuno con un passato di così tanto successo alle spalle, si è dovuto cimentare anche con un romanzo? Forse non mi andava giù che tu volessi accaparrarti una nuova fetta di pubblico, nella mia testa mi è come sembrato un estremo tentativo di mettersi ulteriormente in luce, un capriccio di una persona famosa, se vogliamo metterla così. Poi, però, ho capito. Sei stato tu a farmi capire. O, ancora meglio, è stato il tuo modo di scrivere a darmi la risposta a tutte quante le domande.
Non sei mai stato il solito scrittore delle solite storie. Hai sempre avuto qualcosa in più, un estrosità, una scintilla, capace di far diventare speciale qualcosa che altri avrebbero potuto banalizzare, rendere solo un romanzo come tanti tra i troppi. E invece no. Tu, caro Giorgio, sei riuscito a creare una storia dal ritmo serrato, piena di colpi di scena che ti attendono dietro l'angolo, con quel pizzico di mistero capace di tenere il lettore incollato alle pagine finché non arriva la soluzione del caso.
Ed è stato amore. Non ci credi? Dovresti, sai? Perché credo che quando ci si appassiona ad un libro si accende nel cuore di una persona qualcosa di non molto diverso da una scintilla e tu, Giorgio, hai fatto proprio questo: sei riuscito a folgorarmi.
Ho comprato tutti i tuoi romanzi da quel giorno, li ho letti con la stessa voracità con la quale ho divorato Io Uccido, ma ce n'è uno che più di tutti quanti li altri, mi ha davvero emozionato fino al punto di tornare indietro per rileggerlo ancora, alla ricerca di quegli indizi che tu hai magistralmente disseminato per le pagine, ma che hai nascosto così bene tra una montagna di altrettante belle parole che sanno confonderti, sviarti, forse anche manipolarti.
Niente di Vero Tranne gli Occhi è stato questo per me: il tuo libro migliore, quello con la storia più appassionante, intrigante, con un taglio confezionato ad arte, capace di cadere addosso ai personaggi come un vestito di sartoria. È il romanzo che consiglio sempre a tutti quando mi chiedono un thriller da leggere, perché è questo che tu hai scritto. Un thriller con tutti i crismi del caso, che non ha nulla da invidiare a quelli americani, di successo internazionale, ma a volte mai coinvolgenti come quello che sei stato capace di scrivere tu.
Posso farti una confessione? Il solo che ho avuto difficoltà a leggere è stato Fuori da un Evidente Destino che mi ha messo sinceramente a dura prova. Per molti è il tuo romanzo meglio riuscito, quello più maturo, tanto che appena uscito Dino De Laurentiis ha acquistato i diritti per farne un film. Io ho dovuto iniziarlo almeno cinque volte prima di riuscire a passare il punto critico dove continuavo a bloccarmi, qualcosa come la pagina venti. Non a tutti piacciono le stesse, questo per me è il romanzo più complesso, quello anche più complicato se vogliamo metterla in questi termini, ma penso che, se mai quel film si farà, non mancherò certo di andarlo a vedere.
Io sono Dio, invece, mi ha tenuto sveglia una notte intera per finirlo, ma forse a colpirmi davvero è stato Appunti di un Venditore di Donne, ambientato in una Milano che non conoscevo, che mi è parsa estranea e famigliare allo stesso tempo. A chiudere il cerchio Tre atti due tempi che, per me che non amo molto questo genere di storie, non è stato sicuramente tra i colpi di fulmine, ma di certo ne ho saputo apprezzare ogni sfaccettatura, ogni minimo dettaglio, così come non ho potuto non leggere e lasciarmi trascinare dall'antologia di racconti Pochi Inutili Nascondigli.
Quindi, come vedi, siamo un po' amici o, se vuoi, anche solo conoscenti. Io ti conosco perché nei bei romanzi che ci hai regalato sei riuscito a imprimere un po' di te, lasciandoci una traccia di quel grande uomo che sei sempre stato, che potevi continuare ad essere se il destino non avesse avuto altri piani in mente per te.
Qualche giorno fa ho sentito alla radio una bella intervista di Donato Carrisi, tuo collega scrittore anche lui amante dei gialli. Mi è rimasta impressa una frase che porto ancora con me, impressa nella mia mente di smemorata cronica. Ha detto che sei andato via troppo presto, che ci avresti regalato ancora tantissime altre storie se solo ti fosse stato concesso un po' più tempo e che quello che ti ha colpito, quel male che poi ti ha portato via, non ha avuto il potere di intaccare il tuo grande spirito di combattente dal sorriso perennemente stampato sulle labbra con il quale hai affrontato anche il tuo percorso, lasciandoci con il fiato sospeso ancora una volta, come nel migliore dei tuoi romanzi.
Perciò grazie Giorgio.
Grazie da parte di una lettrice che sui tuoi libri ha creato mondi paralleli nei quali improvvisarsi investigatrice.
Grazie da parte di una come tanti che ti ha sempre apprezzato tantissimo, che si è intristita nel sapere della tua prematura scomparsa. Una persona che sempre ti ricorderà grazie ai tuoi libri e che con loro non smetterà mai di pensare a te.
Ciao Giorgio.

Dora

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IO UCCIDO (clicca sul titolo per leggere un estratto)
Un dee-jay di Radio Monte Carlo, durante una trasmissione notturna, riceve la telefonata delirante di un uomo che dice di essere un assassino. L'incidente è archiviato come uno scherzo di pessimo gusto, ma il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati morti e orrendamente mutilati sulla loro barca. A seguire le indagini è il commissario Hulot, affiancato dall'investigatore Frank Ottobre, un ex agente. Non c'è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c'è.



 NIENTE DI VERO TRANNE GLI OCCHI
Che cosa unisce Jordan Marsalis, fratello del sindaco di New york ed ex tenente di polizia, e Maureen Martini, commmissario di polizia a Roma? Apparentemente nulla. Eppure, per strade e vicissitudini diverse, si troveranno uniti in un'indagine su un beffardo assassino che compone i corpi delle sue vittime come i personaggi dei Peanuts, dopo averle seviziate nei modi più efferati. La prima vittima è un pittore "maledetto", figlio del sindaco di New York e nipote di Jordan, cui fanno seguito altri due omicidi misteriosamente collegati fra loro. Un susseguirsi di colpi di scena sullo sfondo della metropoli più metropoli del mondo, dove tutto è accaduto e dove tutto può accadere, dove in realtà non c'è niente di vero. Tranne gli occhi...

FUORI DA UN EVIDENTE DESTINO
Il passato è il posto più difficile a cui tornare. Jim Mackenzie, pilota di elicotteri per metà indiano, lo impara a sue spese quando torna nella città ai margini della riserva Navajo dove ha trascorso l'adolescenza e da cui ha sempre desiderato fuggire. Jim si ritrova costretto a districarsi fra conti in sospeso e parole mai dette, uomini e donne che credeva di aver dimenticato e presenze che sperava cancellate dal tempo.





IO SONO DIO (clicca sul titolo per leggere un estratto)
Un'onda assassina sta colpendo la città di New York. Cariche esplosive al napalm tirano giù i palazzi come fossero di cartapesta, seminando morte e distruzione. Il killer che si nasconde dietro questa devastazione sembra ineffabile più di uno spettro: non rivendica le proprie azioni, non lascia traccia, non si firma. Ma una giovane detective, aiutata da un fotoreporter con un passato discutibile da farsi perdonare, sembra aver trovato una chiave per risolvere il rompicapo. E risalire all'origine del male.



APPUNTI DI UN VENDITORE DI DONNE (clicca sul titolo per leggere un estratto)
1978. Mentre l’Italia intera vive i giorni drammatici del sequestro Moro, una Milano stremata dagli scontri politici e sotto la minaccia del banditismo si prepara a diventare la Città da Bere degli anni Ottanta.
È in questo ambiente, tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine e cabaret − dove cresce una nuova generazione di comici − che conduce i propri affari un uomo enigmatico, affascinante, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno sgarbo. Tutti lo conoscono con il nome di Bravo. Lavora con le donne. Le vende.
La comparsa improvvisa di una ragazza, Carla, sembra risvegliare in Bravo sensazioni che credeva sopite per sempre. È invece l’inizio di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dai Servizi Segreti deviati, dalla criminalità organizzata e dai brigatisti rossi. Per salvarsi potrà contare solo su se stesso.

TRE ATTI DUE TEMPI (clicca sul titolo per leggere un estratto)
"Io mi chiamo Silvano ma la provincia è sempre pronta a trovare un soprannome. E da Silvano a Silver la strada è breve". Con la sua voce dimessa e magnetica, sottolineata da una nota sulfurea e intrisa di umorismo amaro, il protagonista ci porta dentro una storia che, lette le prime righe, non riusciamo piú ad abbandonare. Con "Tre atti e due tempi" Giorgio Faletti ci consegna un romanzo composto come una partitura musicale e teso come un thriller, che toglie il fiato con il susseguirsi dei colpi di scena mentre ad ogni pagina i personaggi acquistano umanità e verità. Un romanzo che stringe in unità fili diversi: la corruzione del calcio e della società, la mancanza di futuro per chi è giovane, la responsabilità individuale, la qualità dell'amore e dei sentimenti in ogni momento della vita, il conflitto tra genitori e figli. E intanto, davanti ai nostri occhi, si disegnano i tratti affaticati e sorridenti di un personaggio indimenticabile. Silver, l'antieroe in cui tutti ci riconosciamo e di cui tutti abbiamo bisogno.

POCHI INUTILI NASCONDIGLI (clicca sul titolo per leggere un estratto)
Intorno a ognuno di noi, dentro a ognuno di noi, c'è una parte oscura, un lato in ombra che la luce della ragione ha timore di illuminare per paura di ritrovarsi sconfitta. E in questa zona buia e fantastica si muovono i personaggi di questa antologia (sette racconti), uomini e donne che si trasformano all'improvviso di fronte a un mondo sconosciuto, a un nuovo volto nello specchio, a quella cupa forma di angoscia che solo l'incomprensibile può trasformare in orrore.

lunedì 20 ottobre 2014

Il Cavaliere d'Inverno di Paullina Simons

L'amore e la passione ai tempi della guerra

a cura di Dora

Tempo fa mi è stato chiesto di consigliare ad un'amica un romanzo. Per qualche strana ragione un titolo in particolare mi è subito balenato in mente, Il Cavaliere d'Inverno di Paullina Simons. Ho pensato quindi di estendere il mio consiglio su “vasta scala”, primo perché trovo che sia un romanzo davvero molto bello e ben scritto, secondo perché questo mi permette di parlare ampiamente della storia, che non fa mai male.
Il Cavaliere d'Inverno è il primo romanzo di una trilogia composta da Tatiana e Alexander e Il Giardino d'Estate (per l'Italia in edizione BUR). Vado matta per le storie che abbracciano un arco di tempo molto ampio, più hanno da raccontare meglio è, mi piace perdermi nei dettagli soprattutto quando questi riguardano un determinato periodo storico o una città particolare, non soltanto sentimenti, emozioni o i rapporti tra le persone.
In questo romanzo c'è davvero tutto e non scherzo. C'è un periodo storico travagliato, la Seconda Guerra Mondiale, c'è la Russia, e in particolare Leningrado, un paese distrutto dagli avvenimenti bellici e spezzato come i corpi dei soldati caduti in battaglia. C'è la fame e c'è il dolore. C'è la rassegnazione di fondo che solo chi vive durante un conflitto può provare. Ci sono ragazzi cresciuti troppo presto, che moriranno ancora prima di diventare uomini, famiglie divise che non sembrano poter andare avanti, che si trascinano come l'ultimo raggio di sole di fine estate che si spegne proprio lì, alle porte dell'inverno. 
E poi c'è Tatiana. E c'è Alexander.
Lei poco più di una ragazzina dai capelli biondi e la pelle chiara. Lui un soldato dell'armata rossa, un uomo fatto e finito, dal passato tormentato.
Sembrano essere così diversi che nemmeno il destino può essere tanto folle da farli incontrare. Eppure si incontrano, proprio in un giorno qualsiasi di quella lunga estate che inizia a spegnersi quasi come la fiamma di una tremolante candela.
Si incontrano e si innamorano, ma l'amore non sembra essere fatto per la Leningrado del 1941, non dopo l'annuncio radiofonico dell'invasione tedesca. Non con i bombardamenti che aprono il cielo notturno facendo rimbombare l'aria. 
Forse, però, è l'amore la sola chiave per arrivare fino in fondo a una guerra che non risparmierà nessuno o, forse, sono solo Alexander e Tatiana ad aver bisogno di credere che quel loro amore basterà a proteggere tutto ciò che è a loro più caro come uno scudo impenetrabile.
In uno scenario fatto di morte e disperazione, Tatiana e Alexander provano a vivere quel sentimento che li unisce, ma che immancabilmente viene messo alla prova, non solo dalla guerra.

Per saperne di più sui libri e sull'autrice potete consultare il Sito Ufficiale di Paullina Simons, oppure un blog italiano dedicato alla scrittrice e ai suoi romanzi!
Intanto, per farvi venire l'acquolina in bocca, ecco un estratto dalle prime pagine del romanzo...

Buona lettura!

LIBRO PRIMO
LENINGRADO

Parte Prima
Il Diafano Crepuscolo
Capitolo 1
Campo di Marte
1

La luce del mattino entrò dalla finestra e inondò l’intera stanza. Tatiana Metanova dormiva il sonno dell’innocenza, della gioia irrequieta, delle calde notti bianche di Leningrado, del giugno profumato di gelsomino. Ebbra di vita, dormiva il sonno dell’intrepida giovinezza.
Non durò a lungo.
Quando i raggi del sole attraversarono la stanza fino ad arrivare ai piedi del letto, Tatiana si tirò le lenzuola sulla testa nel tentativo di tenere lontano il giorno incombente. La porta si aprì e il pavimento scricchiolò. Era Dasha, la sorella
maggiore.
Dasha, Dasha, Dashenka, Dashka.
La persona a cui Tatiana voleva più bene al mondo.
Ma in quel momento avrebbe voluto strangolarla. Dasha aveva deciso di svegliarla, e purtroppo riuscì nel suo intento. La scosse con le sue mani energiche e sibilò: “Psst!
Tania! Svegliati. Svegliati!”
Tatiana grugnì e la sorella sollevò il lenzuolo.
I sette anni di differenza tra loro non erano mai stati più evidenti come in quel momento in cui Tatiana voleva dormire, e Dasha, invece...
“Smettila”, borbottò, cercando di coprirsi di nuovo. “Non vedi che sto dormendo? Chi sei tu? Mia madre?”
La porta si aprì. Il pavimento scricchiolò ancora. Stavolta era davvero sua madre.
“Tania, sei sveglia? Alzati immediatamente.”
Non si poteva certo dire che avesse una voce melodiosa. Trina Metanova mancava di ogni dolcezza. Era piccola, energica, irascibile. Probabilmente aveva appena finito di lavare il bagno comune, inginocchiata a terra con il grembiule blu, e aveva ancora il fazzoletto in testa. La domenica la distruggeva.
“Cosa c’è, mamma?” chiese Tatiana, senza sollevare la testa dal cuscino. I capelli di Dasha, che si stava chinando per darle un bacio, le sfiorarono la schiena. Quel momento di tenerezza fu interrotto dalla voce stridula della madre.
“Alzati subito. Tra poco la radio darà un annuncio importante.”
“Dove sei stata, stanotte? Sei tornata molto più tardi dell’alba”, sussurrò Tatiana.
“Cosa ci posso fare se il sole sorge a mezzanotte? Sono tornata a quell’ora, e mi sembra più che rispettabile.” Sorrise.
“Dormivate già tutti.”
“L’alba è alle tre, e a quell’ora tu non eri ancora a casa.”
“Dirò a papà che, quando hanno alzato i ponti, sono stata sorpresa dall’altro lato del fiume.”
“Sì, brava. Spiegagli cosa stavi facendo sull’altra riva del fiume alle tre del
mattino.” Tatiana si voltò a guardarla. Quella mattina l’aspetto di Dasha la colpì in modo particolare: i capelli neri erano spettinati e grandi occhi scuri, che spiccavano su quel bel viso, mutavano continuamente espressione. In quel momento esprimevano una sorta di allegra esasperazione. Anche Tatiana era esasperata, ma era tutt’altro che allegra. Voleva solo continuare a dormire.
Lesse l’inquietudine sul volto della madre intenta a togliere le coperte dal divano.
“Quale annuncio?” ripeté.
“Tra pochi minuti il governo trasmetterà un comunicato. È tutto quello che so”, rispose la madre rassegnata.
Suo malgrado Tatiana era ormai del tutto sveglia. Un comunicato. Accadeva di rado che la musica venisse interrotta da un annuncio del governo.
“Forse abbiamo invaso di nuovo la Finlandia.” Si strofinò gli occhi.
“Zitta”, l’ammonì sua madre.
“O forse sono loro che hanno invaso noi. Rivogliono indietro i confini che hanno perduto l’anno scorso.”
“Non siamo degli invasori”, intervenne Dasha. “L’anno scorso siamo andati a riprendere i nostri confini. Quelli che avevamo perduto nella Grande Guerra. E dovresti smetterla di ascoltare le conversazioni degli adulti.”
“Non abbiamo perso i nostri confini”, ribadì Tatiana. “Il compagno Lenin li aveva ceduti di sua spontanea volontà.”
“Tania, non siamo in guerra con la Finlandia. Esci dal letto.” Lei si mosse. “E la Latvia, allora? La Lituania? La Bielorussia? Non è forse vero che ci siamo
impadroniti di quelle terre dopo il patto dell’anno scorso tra Hitler e Stalin?”
“Tatiana Georgievna, smettila!” Quando voleva farle capire che non era in vena di scherzare sua madre la chiamava col nome di battesimo seguito dal patronimico.
Tatiana assunse un’aria seria. “Cos’altro resta? Abbiamo già metà della Polonia.”
“Ho detto basta! Ne ho abbastanza dei tuoi giochetti. Giù dal letto. Dasha Georgievna, tira fuori tua sorella dal letto!” Dasha non si mosse.
La madre uscì dalla stanza brontolando.
Dasha si voltò di scatto verso la sorella e sussurrò in tono cospiratorio: “Devo dirti
una cosa”.
“Bella o brutta?” Dasha non le parlava quasi mai della sua vita da adulta.
“Una cosa straordinaria. Mi sono innamorata!”
Tatiana si lasciò cadere indietro sul letto levando gli occhi al cielo.
“Smettila!”, esclamò la sorella, saltandole addosso. “È una cosa seria.”
“Sì, d’accordo. L’hai conosciuto ieri quando hanno alzato i ponti?”
“Ieri è stata la terza volta.”
Tatiana scosse la testa. La gioia di Dasha era contagiosa.
“Vuoi lasciarmi stare?”
“No, non posso lasciarti stare.” Cominciò a farle il solletico. “Non finché non mi dici che sei felice per me.”
“Perché dovrei dirlo?” obiettò Tatiana con un sorriso. “Non sono felice. Smettila! Perché dovrei essere felice? Io non sono innamorata. Adesso piantala.”
La madre tornò in camera con un vassoio con sei tazze e un samovar d’argento.
“Smettetela subito, voi due. Mi avete sentita?”
“Sì, mamma”, disse Dasha, che continuava a fare il solletico alla sorella.
“Ahi!” gridò Tatiana. “Mamma, ho paura che mi abbia rotto le costole.”
“Fra poco vi romperò qualcos’altro io. Siete tutte e due troppo grandi per questi
giochi.”
Dasha fece la linguaccia.
“Davvero troppo grandi”, commentò Tatiana. “Ma la nostra mammina non sa che tu hai solo due anni.”
Dasha rimase con la lingua fuori. Tatiana allungò la mano e gliel’afferrò. Al grido stridulo della sorella la lasciò andare...

(© Paulinna Simons, Il Cavaliere d'Inverno, edizioni Bur – tutti i diritti riservati)

sabato 11 ottobre 2014

Sherlock Holmes: dalla Carta alla Pellicola

                 
a cura di Dora

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                    «Conoscenza della letteratura - Zero. 
          Conoscenza della filosofia - Zero.
Conoscenza dell'astronomia - Zero.
Conoscenza della politica - Scarsa.
Conoscenza della botanica - Variabile. Sa molte cose sulla belladonna, l'oppio, e i veleni in genere. Non sa niente di giardinaggio.
Conoscenza della geologia - Pratica, ma limitata. Distingue a colpo d'occhio un tipo di terreno da un altro. Rientrando da qualche passeggiata mi ha mostrato delle macchie di fango sui pantaloni e, in base al colore e alla consistenza, mi ha detto in quale parte di Londra se l'era fatte.
Conoscenza della chimica - Profonda.
Conoscenza dell'anatomia - Accurata, ma non sistematica.
Conoscenza della letteratura scandalistica - Immensa. Sembra conoscere ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi perpetrati in questo secolo.
Buon violinista.
Esperto schermidore col bastone, pugile, spadaccino.
Ha una buona conoscenza pratica del Diritto britannico.
Capacità di usare la logica - Ottima.»

Questa è la prima descrizione diretta, anche se forse un po' affrettata, di uno dei personaggi più famosi della letteratura, scritta dalla mano del più fedele tra gli assistenti che un uomo possa mai avere. 
Imprevedibile, spocchioso, arrogante, distaccato, disinteressato, privo di qualsiasi empatia e con scarsissimi (se non nulli) rapporti sociali, ma dotato di una capacità deduttiva senza precedenti e da una logica sorprendente, Sherlock Holmes è forse uno dei più famosi, se non il più famoso, detective della storia, capace di risolvere casi complessi e intricati grazie all'ingegno e all'intelletto, suoi fidi compagni.
Nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle nel lontano 1887, Sherlock Holmes fa la sua apparizione, un po' sottotono, nel romanzo Uno Studio in Rosso, il primo di una lunga e fortunatissima serie che comprende ben 56 racconti oltre che 4 romanzi (senza contare quelli da considerare apocrifi!), ma è con Il Segno dei Quattro a diventare davvero famoso, così acclamato da rendere il romanzo un vero e proprio caso letterario.
Il successo di questo personaggio che viene ricordato ben più dello scrittore, quasi oscurato dalla fama dell'ingegnoso detective, sta sicuramente nel fatto che è un uomo fuori dagli schemi, perfino antipatico per certi versi, proprio a causa di quell'enorme intelligenza che lo contraddistingue e che lo porta a osservare il mondo da una prospettiva che è preclusa alla maggior parte degli esseri umani.
Sherlock Holmes ha creato un vero e proprio metodo investigativo senza precedenti e si è guadagnato, di diritto, un posto nell'olimpo della letteratura gialla di tutti tempi, dando vita a quello che potrebbe essere definito un genere tutto suo, il giallo deduttivo, di cui è il padre, la massima istituzione. 
L'investigatore del 221B di Baker Street ha una fama talmente nota ed è diventato un personaggio così popolare che il suo mito continua ancora oggi, merito dei numerosissimi adattamenti cinematografici e televisivi che ne hanno fatto un'icona, un essere immortale.
Descrivere minuziosamente e con dovizia di particolari ogni apparizione su grande e piccolo schermo del nostro eroe sarebbe un'impresa titanica, mastodontica dato che sono veramente tantissimi, ma mi fa piacere ricordare alcune piccole chicche prima di arrivare ad un altro vero e proprio fenomeno mediatico che si frega del nome del detective.
Tutto ebbe inizio nel 1902 quando uscì il primo lungometraggio dedicato ai racconti di Conan Doyle e da quel lontanissimo anno il detective ne ha davvero fatta di strada: protagonista di una quantità di film sproporzionata (tra quelli più famosi si ricordano l'adattamento de Il Mastino dei Baskerville e Il Segno dei Quattro visto, riveduto e corretto in una moltitudine di versioni da far impallidire il cinefilo più attento), Sherlock vanta forse la più vasta produzione cinematografica capace di toccare anche l'animazione (è del 1986 Basil l'Investigatopo, cartone animato firmato Disney che omaggia nel nome del detective quello che è stato il più famoso volto di Holmes nel cinema, Basil Rathbone).
Di più recente produzione sono gli adattamenti di Guy Ritchie (2009-2011) con protagonista Robert Downie Jr. nei panni del detective, ora decisamente molto sexy oltre che sempre intelligente ed arguto, e un inedito Jude Law nei panni del fido Dottor Watson (a proposito, recentissima è la notizia del terzo episodio della premiata coppia, ne vedremo delle belle!). Lontani sono i tempi della parodia, seppur divertentissima, di Gene Wilder che interpreta il fratello, per altro più intelligente di Sherlock: il detective si fa uomo passionale, ma senza perdere quello speciale guizzo che lo rende unico, insuperabile, oltre che simpatico in quella sua distaccata arroganza.
Se il cinema ci ha offerto numerose interpretazioni della figura dell'investigatore più amato della storia, anche la televisione non è certo stata da meno, tanto da sfornare nel giro di pochissimi anni una moltitudine di serie tv tutte dal potenziale altissimo.
Anche l'Italia ha dato il suo contributo: nel 1968, alle ore 21:00 il secondo canale della RAI trasmetteva una miniserie dedicata al detective composta da due avventure di tre puntate l'una, non vi sto certo a dire che una delle due era dedicata al Mastino, elementare Watson!
Da quel giorno sono state tantissime le avventure dell'investigatore sul piccolo schermo, tante quante i racconti scritti da Conan Doyle, tutte pregevoli, tutte interessanti, alcune delle quali liberamente ispirate alle gesta e all'arguzia di Sherlock (sono solo io che l'ho notato, o il Dr. House assomiglia un pochino al nostro beniamino sia per modi che per intelligenza?), altre molto più affini ai romanzi e allo spirito di quell'Inghilterra descritta dall'autore.
Di tutte le serie prodotte fino ad oggi dedicate a Holmes, quella che forse è la più amata dal pubblico, anche grazie ad una mirabile regia e ad un ritmo serratissimo che non ti permette alcuna distrazione e che ti catapulta all'interno della narrazione, è sicuramente Sherlock firmata BBC che ha iniziato la sua messa in onda nel 2010 per un totale di nove episodi, della durata di 90 minuti circa, suddivisi in tre stagioni.
Nei panni dell'ingegnoso detective troviamo un fantastico Benedict Cumberbatch, perfetto nell'interpretazione di un uomo brillante, dalle tendenze sociopatiche, introverso, freddo, permaloso e calcolatore. il suo Sherlock è un perfetto connubio tra moderno e antico, un equilibrio mirabile di innovazione e fedeltà al prodotto creato da Conan Doyle.
Al suo fianco, sempre presente e fedele come al solito, c'è il Dottor Watson a cui dà il volto un famigerato attore, Martin Freeman, che tutti ricordiamo per l'interpretazione di Bilbo Baggins nella trilogia de Lo Hobbit firmata da Peter Jackson. Il suo dottore è un uomo comune, un soldato ferito in Afghanistan che ama l'azione, poetico nella sua tranquilla e pacata esistenza al limite dell'ordinario se non fosse per l'amicizia che lo lega a Sherlock, uomo decisamente straordinario.
I caratteri dei due personaggi, più che in tutte le altre serie che li vede protagonisti, sono una somma perfetta delle parti, un delicato ed elegante gioco di specchi capace di mostrare allo spettatore quanto umano può essere Sherlock e quanto ingegnoso può essere Watson, non certo sciocco e un po' stupido come Conan Doyle amava descriverlo, bensì quella perfetta controparte di Sherlock indispensabile per esprimere tutto il suo potenziale, tutto il suo carisma. Perchè Sherlock Holmes non sarebbe quel brillante e stupendo detective senza il suo inseparabile amico John Watson. Elementare!

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Per chi non vuole farsi sfuggire l'opportunità di avere l'intera collezione dei romanzi di Sherlock, la Newton Compton offre un'edizione davvero molto curata di tutti i racconti, riuniti in un unico tomo, il famigerato Mammut, contenente:

• Uno studio in rosso
• Il segno dei Quattro
• Le avventure di Sherlock Holmes
• Le memorie di Sherlock Holmes
• Il mastino dei Baskerville
• Il ritorno di Sherlock Holmes
• La Valle della Paura
• L’ultimo saluto
• Il taccuino di Sherlock Holmes





E non è finita qui. Per gli appassionati del detective britannico segnalo anche Il Giornale del Giallo, ricco di approfondimenti su Sherlock Holmes dalla letteratura al cinema, fino ad arrivare a piccoli suggerimenti per vivere, o rivivere, le avventure dell'investigatore con tour e visite guidate a musei dedicati. Insomma, da non perdere!
Se invece siete più interessati alla serie tv, vi consiglio di seguire la Pagina Facebook dedicata, così da non perdere nemmeno un aggiornamento!

giovedì 2 ottobre 2014

Nel Mondo delle Copertine

Quando l'occhio vuole la sua parte

a cura di Dora



Non giudicare mai libri dalla copertina. Se esiste un detto di questo genere è perché c'è un fondo di verità nascosto dietro queste parole!
Chi di non non l'ha mai fatto? Quante volte, mentre gironzolavamo in una libreria alla ricerca di qualcosa da leggere, siamo stati attratti da una copertina particolare capace di catturare la nostra attenzione? Succede a tutti. È normale. Forse perfino patologico. E chi studia le copertine dei romanzi lo sa perfettamente.
Ci hanno sempre detto che l'abito non fa il monaco, ma la verità è che l'occhio vuole la sua parte e non si può prescindere da questo fatto: se un libro ha una bella copertina siamo come costretti a prenderlo in mano, sfogliarlo, studiarlo e in quei minuti che occorrono per leggere la trama diventa inesorabilmente nostro.
La trama può essere scontata. Forse la storia non ci convince del tutto. C'è qualcosa di quel libro che non fa parte del nostro animo, che non ci appartiene eppure, se la copertina fa il suo lavoro (e molto spesso lo fa anche fin troppo bene), non riusciamo a toglierci dalla testa il volume: torniamo a casa, facciamo ricerche, magari cerchiamo anche di trovare informazioni utili, consigli da parte di altri lettori che possono finalmente convincerci che quel libro fa per noi. E nove volte su dieci il giorno dopo siamo nuovamente in libreria per compier il misfatto: compriamo il libro, non smettiamo di fissare la copertina, ci convinciamo che non può essere tanto male se ha un'immagine tanto bella e iniziamo a leggere.
A volte capita di prendere grandi cantonate con questo sistema. Altre, invece (e per fortuna!), scopriamo che non abbiamo poi fatto così male a farci tentare in quel modo dalla copertina.
È il potere delle immagini. La forza sottile che si nasconde dietro uno dei più potenti mezzi comunicazione che sfrutta un altrettanto potentissimo senso per far breccia nel nostro subconscio, la vista. 
Le immagini emozionano, spaventano, eccitano. Sanno parlare con un linguaggio che è tutto loro, che non ha bisogno di parole, ma che stranamente tutti noi conosciamo e cosa ancora più importante, le immagini comunicano qualcosa a livello universale, sono comprensibili a tutti e ne siamo soggiogati proprio per questo: ne comprendiamo il significato, sappiamo assaporare la loro bellezza e non riusciamo a fare a meno di possederle, di volerle tutte per noi.
Non è molto diverso nel caso delle copertine dei romanzi: sono il biglietto da visita di un libro, parlano per lui ancora prima che le parole scritte sulla carta possano farlo. Lo descrivono. Lo definiscono. E noi, che non siamo mai stati immuni a questo fascino, subiamo la loro attrattiva.
Le immagini sono come le sirene che Ulisse ha incontrato nel suo lungo viaggio verso casa: hanno una voce splendida, suadente. Sanno irretirci e sorprenderci. A volte sono perfino capaci di spiegare in modo diretto e decisivo qualcosa, un sentimento, un'emozione, uno stato d'animo ed è per questo che ci piacciono. Posso essere anche immagini brutte, ripugnanti, ma l'occhio non può fare a meno di assorbirle e, nel farlo, ci sottomette un po' al loro potere.
Sembra quasi una cosa brutta, ma non è così. Quello delle immagini è solo un linguaggio, il più primordiale tra tutti ed è proprio per questo che ne siamo assoggettati. È un po' come se fosse scritto nel nostro DNA e quando una cosa ce l'abbiamo nel sangue, difficilmente possiamo accantonarla, metterla da parte. Fa parte di noi e non può essere cancellata.
È proprio questo legame quasi atavico con l'immagine che ha reso fondamentali le copertine all'interno del processo di distribuzione di un romanzo: sono due essenze distinte, questo è vero, ma non possono vivere l'una senza l'altra.
Recentemente sul canale di Sky dedicato all'arte, mi sono imbattuta proprio in un documentario davvero molto interessante riguardante l'argomento e sono rimasta colpita da un aspetto molto curioso: anche quando le copertine sono molto semplici, magari perfino senza immagini, hanno un loro valore fondamentale. A tal proposito si vedano le vecchie copertine della Penguin Book recanti solo l'autore, il titolo, il logo della casa editrice ed una banda colorata su sfondo panna che definiva il genere del romanzo. Anche in questo caso era la copertina a farla da padrone perché raccontava tutto quello che bisognava sapere di questo libro: genere d'appartenenza, titolo, autore e il fatto che si trattasse di un Penguin (altra garanzia non indifferente!).
Oggi le copertine si sono fatte sempre più particolari, sofisticate, ma non dobbiamo dimenticare che nel corso degli anni ci si è spesso avvalsi della collaborazione di artisti di fama internazionale per le illustrazioni dei romanzi. È un vero e proprio business, non ci sono altri termini per descriverlo ed è sempre alla ricerca di nuove forme comunicative capaci di sorprenderci e, ovviamente, di stregarci.
Un esempio tra tutti è quello che spinge le case editrici a modificare una copertina a seguito della trasposizione cinematografica del libro. È una cosa che, soprattutto negli ultimi tempi, sta andando di gran moda, ma se da una parte è un grande richiamo di pubblico a livello trasversale e a doppio senso (sia pubblico letterario che cinematografico), dall'altro sembra essere anche una scelta un po' forzata, quasi un voler identificare il romanzo con il suo gemello di cellulosa. (Tutto è opinabile, ovviamente, ma sarei curiosa di sapere la vostra a riguardo!)
I libri hanno una loro forza, una specifica peculiarità. Forse si dovrebbe smettere di dare così peso a quello che la copertina mostra cercando di andare più in profondità, nel cuore stesso del romanzo ed è questa strada che sembra aver deciso di intraprendere una libreria di New York che, proprio per non dare troppo peso all'immagine, ha deciso di incartare i romanzi in semplice carta da pacco, scriverci sopra il titolo ed alcune informazioni sulla trama, rendendoli però quasi anonimi, libri come tanti, un modo come un altro per ridare la voce al romanzo e solo a lui, non solo alle immagini.
Ma, dopotutto, anche la copertina ha una sua storia e dietro di essa ci si possono leggere tantissime cose, si possono vedere un'infinità di mondi e allora è giusto darle il suo piccolo angolo di gloria, anche quando ci fa comprare un libro che resterà per sempre lì, in una libreria polverosa dentro la nostra stanzetta, guardandoci con fare sornione quasi a dire: ho vinto io!

Se vi interessa approfondire l'argomento riguardante le immagini e il loro potenziale, c'è un libro davvero molto bello (e consigliatissimo) che parla proprio di questo vastissimo quanto affascinante argomento.

Il Potere delle Immagini. 
Il mondo delle figure: reazioni e emozioni del pubblico.
David Freedberg
Un viaggio attraverso la cultura visiva non solo occidentale senza escludere nessun materiale, dagli ex voto piú elementari che ci giungono dall'antichità ai manifesti pubblicitari dei nostri giorni, dalle maschere africane alle fotografie. Quello che conta sono i significati che, nel corso dei secoli, l'immaginazione popolare ha attribuito a certe rappresentazioni, che diventavano cosí capaci, a seconda dei casi, di fare miracoli, eseguire incantesimi o stregonerie, eccitare sessualmente o indurre alla meditazione mistica. 
Ne deriva non solo un'originale rilettura della tradizione visiva, ma anche un'interpretazione dell'arte destinata a far discutere.


Invece, per restare in tema di copertine che cambiano il loro aspetto dopo l'uscita del film, ecco alcune proposte di lettura di vario genere che hanno subito tale mutamento. Gli esempi si sprecano, ovviamente, perciò ho scelto romanzi con trasposizioni abbastanza recenti, E a voi, quale copertina vi emoziona di più? Inutile dire che io sto con l'originale, sono tradizionalista, ormai si sa!


La Custode di Mia Sorella

Jodi Picoult
Anna non è malata ma è come se lo fosse. A tredici anni è già stata sottoposta a numerosi interventi chirurgici, trasfusioni e iniezioni in modo che la sorella maggiore Kate possa combattere la leucemia che l'ha colpita in tenera età. Anna è stata concepita con le caratteristiche genetiche per poter essere donatore di midollo per sua sorella, ruolo che non ha mai messo in discussione ma che ora le diventa, di colpo, insostenibile. Perché nessuno le chiede mai il suo parere? Anna prende una decisione per molti impensabile e che sconvolgerà la vita di tutti i suoi cari: fa causa alla sua famiglia. Un romanzo su un tema difficile e doloroso.


Storia di una Ladra di Libri
(prima La Bambina che Salvava i Libri)
Markus Zusak
È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda...


Io Sono Leggenda
Richard Matheson
Robert Neville torna a casa dopo una giornata di duro lavoro. Cucina, pulisce, ascolta un disco, si siede in poltrona e legge un libro. Eppure la sua non è una vita normale. Soprattutto dopo il tramonto. Perché Neville è l’ultimo uomo sulla Terra. L’ultimo umano sopravvissuto, in un mondo completamente popolato da vampiri. Nella solitudine che lo circonda, Robert esegue la sua missione, studia il fenomeno e le superstizioni che lo circondano, cerca nuove strade per lo sterminio delle creature delle tenebre. Durante la notte se ne sta rintanato nella sua roccaforte, assediato dai morti viventi avidi del suo sangue. Ma con il sorgere del sole è lui a dominare un gioco crudele e di meccanica ferocia, scandito dalle luci e dalle ombre di un tempo sempre uguale a sé stesso e che impone la ripetizione di un rituale sanguinario.
In questo mondo Neville, con la sua unicità, si è già trasformato in leggenda.


Shadowhunters. Città d'Ossa
Cassandra Clare
La sera in cui la quindicenne Clary e il suo migliore amico Simon decidono di andare al Pandemonium, il locale più trasgressivo di New York, sanno che passeranno una nottata particolare ma certo non fino a questo punto. I due assistono a un efferato assassinio a opera di un gruppo di ragazzi completamente tatuati e armati fino ai denti. Quella sera Clary, senza saperlo, ha visto per la prima volta gli Shadowhunters, guerrieri, invisibili ai più, che combattono per liberare la Terra dai demoni. In meno di ventiquattro ore da quell'incontro la sua vita cambia radicalmente. Sua madre scompare nel nulla, lei viene attaccata da un demone e il suo destino sembra fatalmente intrecciato a quello dei giovani guerrieri. Per Clary inizia un'affannosa ricerca, un'avventura dalle tinte dark che la costringerà a mettere in discussione la sua grande amicizia con Simon, ma che le farà conoscere l'amore.


Colpa delle Stelle
John Green
Hazel ha sedici anni, ma ha già alle spalle un vero miracolo: grazie a un farmaco sperimentale, la malattia che anni prima le hanno diagnosticato è ora in regressione. Ha però anche imparato che i miracoli si pagano: mentre lei rimbalzava tra corse in ospedale e lunghe degenze, il mondo correva veloce, lasciandola indietro, sola e fuori sincrono rispetto alle sue coetanee, con una vita in frantumi in cui i pezzi non si incastrano più. Un giorno però il destino le fa incontrare Augustus, affascinante compagno di sventure che la travolge con la sua fame di vita, di passioni, di risate, e le dimostra che il mondo non si è fermato, insieme possono riacciuffarlo. Ma come un peccato originale, come una colpa scritta nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.


mercoledì 10 settembre 2014

Harry Potter e la Magia di una Saga

Riflessioni a margine di una lettrice incallita

a cura di Dora



picture by Brittney Lee
Era il 1998 quando ricevevo in dono il primo romanzo di una saga che per me ha significato molto. Io avevo 11 anni e, quasi per caso, in un giorno come tanti, mi è stato regalato un volumetto che ancora non era uscito nelle librerie: l'allora mio vicino di casa lavorava presso una casa editrice e conoscendo la mia passione per la lettura aveva pensato bene di regalarmi in anteprima quello che ancora non sapeva sarebbe diventato un vero e proprio caso letterario. No, non solo: un vero e proprio fenomeno sociale e di costume.
Harry Potter e la Pietra Filosofale, sarebbe uscito nella grande distribuzione solo il giorno dopo, ma io potevo già tenere in mano un pezzo di quello che oggi può essere considerato un po' come una specie di cimelio storico (o almeno, per me è così!).
Confesso di non averlo letto subito. Forse ero un po' intimorita dal fatto di essere una tra le poche ragazzine ad averlo già in casa – se l'avessi aperto magari mi sarei ritrovata davanti la polizia perché, effettivamente, nessuno doveva ancora avere quel libro – e poi, lo ammetto, non era realmente tentata dalla lettura: è vero, avevo undici anni ed ero ancora una bambina, ma mi piaceva pensare a me come ad una piccola adulta e, per questo, non potevo certo “abbassarmi” a leggere qualcosa che sembrava essere solo l'ennesimo romanzetto per ragazzetti, di quelli che leggi e te ne dimentichi subito, che quasi non lasciano il segno.
Sono passati dei mesi. Non molti a dire la verità, ma in quella manciata di giorni le cose per me sono molto cambiate: ho compiuto gli anni, sono stata ricoverata in ospedale per quella che doveva essere solo una banalità, mi hanno invece diagnosticato una malattia piuttosto grave che mi ha costretto a stare in ospedale molto più di quanto avessi mai creduto possibile sopportare e i libri, che già erano i miei migliori amici, sono diventati qualcosa di ancora più speciale: un pezzo della mia famiglia, un'ancora di salvezza, l'appiglio a cui aggrapparmi nelle lunghissime, infinite, monotone giornate dentro al reparto pediatrico dell'Istituto dei Tumori.
Harry Potter era con me. Quel libro ingenuamente (o forse fortunatamente) snobbato nei mesi precedenti, è arrivato a salvarmi la vita in un triste pomeriggio della mia reclusione forzata ed è stato amore. 
No: è stata magia allo stato puro.
Perchè Harry Potter per me è stato questo: una fuga dalla realtà, la scappatoia ideale da un mondo che
mi stava piegando e facendo soffrire, l'universo perfetto nel quale rifugiarmi in ogni momento e in ogni circostanza, pieno di persone che lottavano come me contro qualcosa di molto più grande, di invisibile, di inaccessibile. La magia, un po' come il mio tumore, era diventata l'incognita da capire, il mistero da svelare e comprendere e i maghetti ragazzini erano me o io ero loro, in un infinito gioco di specchi e riflessi che, a pensarci adesso a distanza di sedici anni, mi rappresentavano così bene da farmi credere di essere stati creati appositamente per una ragazzina costretta in un letto a fare la chemioterapia.
Ero un po' Harry che doveva tentare di dare un nuovo senso alla sua esistenza dopo aver scoperto qualcosa che gli ha sconvolto letteralmente la vita. Un po' Hermione che non poteva fare a meno di cercare nei suoi amati libri la risposta ad ogni quesito, anche il più difficile e complesso. Ero anche un po' Ron, con il suo fare scanzonato e divertente e con la battuta sempre pronta. Ero come tutti i ragazzi riuniti nella sala comune di Hogwarts che cercava in tutti i modi di star dietro ai tanti problemi che solo degli undicenni posso avere.
Ed ero anche a scuola. Ebbe sì. Mi mancava anche la scuola, con i suoi insegnanti tutti diversi, tutti speciali (a modo loro), tutti impegnati a far fronte alle problematiche di quei studenti un po' speciali che, nonostante tutto, erano solo questo: ragazzi e studenti.
Ed ero speciale anche io. Smettevo di essere malata per tornare ad essere la ragazzina che ero, mi dimenticavo degli interventi, dei medicinali che mi venivano iniettati nel corpo, dei capelli che cadevano e delle cicatrici. Ero solo quello che dovevo essere. E sì: ero anche felice.
Me ne andavo a zonzo per gli antichi corridoi di pietra di un'ancestrale scuola di magia e stregoneria nascosta chissà dove nel Regno Unito. Mi divertivo a fantasticare di incantesimi e pozioni provando ad immaginare come me la sarei cavata io se quella lettera da Hogwarts fosse apparsa nelle mie mani portata da un gufo magico tanto quanto il contenuto di quella busta. Mi improvvisavo detective per cercare di capire dove si nascondesse Voldemort e sì, venivo anche colta da un leggerissimo brivido quando pronunciavo il suo nome invece che far finta che non ne avesse nemmeno uno, relegandolo in quella specie di cassetto delle cose dimenticate, dove si cercano di nascondere i cadaveri scomodi, le presenze non gradite.
Il libro, nemmeno a dirlo, non è certo durato molto nelle mani di una divoratrice compulsiva di romanzi, ma è bastata una lettura per accompagnarmi durante tutti gli step della mia malattia fino alla mia guarigione e non si è certo fermato lì.
picture by Brittney Lee
Sono cresciuta con Harry Potter e ho imparato il valore dell'amicizia con lui. Ho capito quanto la famiglia può essere importante in un momento di grande fragilità e che i compagni di scuola possono non essere solo questo, che ti possono salvare la vita quando meno te l'aspetti. Mi ha insegnato che dietro l'apparenza si cela davvero tanto altro e che una persone non può essere giudicata solo in base alle sue azioni, perché dietro queste si nasconde molto altro. Mi ha dato la possibilità di guardare dentro allo specchio delle brame e di volare in alto nel cielo a cavallo di un manico di scopa. Mi ha tenuto con il naso nascosto dentro alla Mappa dei Malandrini e mi mi ha portato dentro la Foresta Oscura tra creature antiche, quasi dimenticate. E mi ha regalato qualcosa che pensavo di poter perdere, ma che fortunatamente non è mai andato via: un sorriso nei momenti difficili, un pensiero positivo capace di non farmi abbattere. Mi ha fatto combattere battaglie apparentemente impossibili da superare, ma me le ha fatte vincere anche se, a volte, ha preteso in cambio un prezzo davvero molto alto.
Harry Potter mi ha anche insegnato che devi saper aspettare e che devi aver pazienza. Che un calendario può scandire i giorni che ti separano da una nuova avventura nella scuola più magica di tutte e che l'attesa può farti fremere, solleticarti la spina dorsale, fino a farti saltare dalla gioia nel momento in cui ti rendi conto che il fatidico giorno è arrivato, che potrai finalmente conoscere un altro pezzo della storia, un altro frammento di te.
Questo è Harry Potter e questa è la magia J. K. Rowling, la vera maga che si cela dietro a tutto questo universo.
A volte, quando sento persone che scherniscono questa saga, mi viene un po' di rabbia perché penso che non riescano davvero a capire il valore che può aver avuto la sua pubblicazione. Un valore che esiste ancora oggi e che è capace di ghermire e incantare vecchie e nuove generazioni.
Mi arrabbio perché Harry Potter non è solo un romanzo per bambini. E forse mi arrabbio perché, a suo tempo, anche io stavo per commettere il loro stesso errore rischiando di perdermi qualcosa di davvero speciale.
La rabbia, però, passa in fretta. Non tutti possiamo amare qualcosa e il valore di una determinata cosa non può essere per tutti lo stesso. Io so cosa ha significato per per leggere anno dopo anno questa saga, diventare grande con i personaggio, innamorarmi perfino con loro e non è una cosa che si può spiegare, comprendere o afferrare. Molte altre persone non lo sapranno mai e la rabbia diventa dispiacere, forse perché penso sempre che una cosa bella debba essere condivisa con quante più persone possibili.
E fortunatamente non sono sola.
Ho ancora quel libro e non perdo occasione di leggerlo anche noi momenti più impensabili. Lo apro e mi tornano in mente le stesse sensazioni di quando ero una ragazzina. Sorrido nel leggere di Pecoranera diventata poi Corvonero, lo faccio anche quando mi trovo davanti quelle belle illustrazioni che si sono perse con le edizioni successive e ancora adesso sento l'odore dei corridoi della scuola, o della pergamena, delle pozioni di Piton e della Sala Grande durante gli spettacolari banchetti.
E, proprio come esiste quel libro, esiste ancora tutta la magia rinchiusa nelle pagine ingiallite dal tempo che resteranno per sempre tra le migliori mai lette da una ragazzina.


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Di siti dedicati all'universo di Harry Potter ce ne sono ormai di tutti i tipi, ma vi lascio comunque qualche piccola indicazione per (ri)scoprire la magia e la bellezza di una saga che ha fatto epoca, sia sulla carta che sulla pellicola cinematografica.
Il primo è sicuramente Pottermore che è il più recente, ma anche il più interattivo di tutti: qui si possono scoprire i capitoli del libro attraverso giochi, piccole curiosità, aneddoti e altre piccole meraviglie tutte firmate J. K. Rowling.
Ovviamente non può mancare il sito dell'autrice che ci ha regalato i romanzi, perciò per avere tutte le informazioni su di lei potete consultare il sito di JKR, sempre molto aggiornato in diverse lingue!