mercoledì 10 settembre 2014

Harry Potter e la Magia di una Saga

Riflessioni a margine di una lettrice incallita

a cura di Dora



picture by Brittney Lee
Era il 1998 quando ricevevo in dono il primo romanzo di una saga che per me ha significato molto. Io avevo 11 anni e, quasi per caso, in un giorno come tanti, mi è stato regalato un volumetto che ancora non era uscito nelle librerie: l'allora mio vicino di casa lavorava presso una casa editrice e conoscendo la mia passione per la lettura aveva pensato bene di regalarmi in anteprima quello che ancora non sapeva sarebbe diventato un vero e proprio caso letterario. No, non solo: un vero e proprio fenomeno sociale e di costume.
Harry Potter e la Pietra Filosofale, sarebbe uscito nella grande distribuzione solo il giorno dopo, ma io potevo già tenere in mano un pezzo di quello che oggi può essere considerato un po' come una specie di cimelio storico (o almeno, per me è così!).
Confesso di non averlo letto subito. Forse ero un po' intimorita dal fatto di essere una tra le poche ragazzine ad averlo già in casa – se l'avessi aperto magari mi sarei ritrovata davanti la polizia perché, effettivamente, nessuno doveva ancora avere quel libro – e poi, lo ammetto, non era realmente tentata dalla lettura: è vero, avevo undici anni ed ero ancora una bambina, ma mi piaceva pensare a me come ad una piccola adulta e, per questo, non potevo certo “abbassarmi” a leggere qualcosa che sembrava essere solo l'ennesimo romanzetto per ragazzetti, di quelli che leggi e te ne dimentichi subito, che quasi non lasciano il segno.
Sono passati dei mesi. Non molti a dire la verità, ma in quella manciata di giorni le cose per me sono molto cambiate: ho compiuto gli anni, sono stata ricoverata in ospedale per quella che doveva essere solo una banalità, mi hanno invece diagnosticato una malattia piuttosto grave che mi ha costretto a stare in ospedale molto più di quanto avessi mai creduto possibile sopportare e i libri, che già erano i miei migliori amici, sono diventati qualcosa di ancora più speciale: un pezzo della mia famiglia, un'ancora di salvezza, l'appiglio a cui aggrapparmi nelle lunghissime, infinite, monotone giornate dentro al reparto pediatrico dell'Istituto dei Tumori.
Harry Potter era con me. Quel libro ingenuamente (o forse fortunatamente) snobbato nei mesi precedenti, è arrivato a salvarmi la vita in un triste pomeriggio della mia reclusione forzata ed è stato amore. 
No: è stata magia allo stato puro.
Perchè Harry Potter per me è stato questo: una fuga dalla realtà, la scappatoia ideale da un mondo che
mi stava piegando e facendo soffrire, l'universo perfetto nel quale rifugiarmi in ogni momento e in ogni circostanza, pieno di persone che lottavano come me contro qualcosa di molto più grande, di invisibile, di inaccessibile. La magia, un po' come il mio tumore, era diventata l'incognita da capire, il mistero da svelare e comprendere e i maghetti ragazzini erano me o io ero loro, in un infinito gioco di specchi e riflessi che, a pensarci adesso a distanza di sedici anni, mi rappresentavano così bene da farmi credere di essere stati creati appositamente per una ragazzina costretta in un letto a fare la chemioterapia.
Ero un po' Harry che doveva tentare di dare un nuovo senso alla sua esistenza dopo aver scoperto qualcosa che gli ha sconvolto letteralmente la vita. Un po' Hermione che non poteva fare a meno di cercare nei suoi amati libri la risposta ad ogni quesito, anche il più difficile e complesso. Ero anche un po' Ron, con il suo fare scanzonato e divertente e con la battuta sempre pronta. Ero come tutti i ragazzi riuniti nella sala comune di Hogwarts che cercava in tutti i modi di star dietro ai tanti problemi che solo degli undicenni posso avere.
Ed ero anche a scuola. Ebbe sì. Mi mancava anche la scuola, con i suoi insegnanti tutti diversi, tutti speciali (a modo loro), tutti impegnati a far fronte alle problematiche di quei studenti un po' speciali che, nonostante tutto, erano solo questo: ragazzi e studenti.
Ed ero speciale anche io. Smettevo di essere malata per tornare ad essere la ragazzina che ero, mi dimenticavo degli interventi, dei medicinali che mi venivano iniettati nel corpo, dei capelli che cadevano e delle cicatrici. Ero solo quello che dovevo essere. E sì: ero anche felice.
Me ne andavo a zonzo per gli antichi corridoi di pietra di un'ancestrale scuola di magia e stregoneria nascosta chissà dove nel Regno Unito. Mi divertivo a fantasticare di incantesimi e pozioni provando ad immaginare come me la sarei cavata io se quella lettera da Hogwarts fosse apparsa nelle mie mani portata da un gufo magico tanto quanto il contenuto di quella busta. Mi improvvisavo detective per cercare di capire dove si nascondesse Voldemort e sì, venivo anche colta da un leggerissimo brivido quando pronunciavo il suo nome invece che far finta che non ne avesse nemmeno uno, relegandolo in quella specie di cassetto delle cose dimenticate, dove si cercano di nascondere i cadaveri scomodi, le presenze non gradite.
Il libro, nemmeno a dirlo, non è certo durato molto nelle mani di una divoratrice compulsiva di romanzi, ma è bastata una lettura per accompagnarmi durante tutti gli step della mia malattia fino alla mia guarigione e non si è certo fermato lì.
picture by Brittney Lee
Sono cresciuta con Harry Potter e ho imparato il valore dell'amicizia con lui. Ho capito quanto la famiglia può essere importante in un momento di grande fragilità e che i compagni di scuola possono non essere solo questo, che ti possono salvare la vita quando meno te l'aspetti. Mi ha insegnato che dietro l'apparenza si cela davvero tanto altro e che una persone non può essere giudicata solo in base alle sue azioni, perché dietro queste si nasconde molto altro. Mi ha dato la possibilità di guardare dentro allo specchio delle brame e di volare in alto nel cielo a cavallo di un manico di scopa. Mi ha tenuto con il naso nascosto dentro alla Mappa dei Malandrini e mi mi ha portato dentro la Foresta Oscura tra creature antiche, quasi dimenticate. E mi ha regalato qualcosa che pensavo di poter perdere, ma che fortunatamente non è mai andato via: un sorriso nei momenti difficili, un pensiero positivo capace di non farmi abbattere. Mi ha fatto combattere battaglie apparentemente impossibili da superare, ma me le ha fatte vincere anche se, a volte, ha preteso in cambio un prezzo davvero molto alto.
Harry Potter mi ha anche insegnato che devi saper aspettare e che devi aver pazienza. Che un calendario può scandire i giorni che ti separano da una nuova avventura nella scuola più magica di tutte e che l'attesa può farti fremere, solleticarti la spina dorsale, fino a farti saltare dalla gioia nel momento in cui ti rendi conto che il fatidico giorno è arrivato, che potrai finalmente conoscere un altro pezzo della storia, un altro frammento di te.
Questo è Harry Potter e questa è la magia J. K. Rowling, la vera maga che si cela dietro a tutto questo universo.
A volte, quando sento persone che scherniscono questa saga, mi viene un po' di rabbia perché penso che non riescano davvero a capire il valore che può aver avuto la sua pubblicazione. Un valore che esiste ancora oggi e che è capace di ghermire e incantare vecchie e nuove generazioni.
Mi arrabbio perché Harry Potter non è solo un romanzo per bambini. E forse mi arrabbio perché, a suo tempo, anche io stavo per commettere il loro stesso errore rischiando di perdermi qualcosa di davvero speciale.
La rabbia, però, passa in fretta. Non tutti possiamo amare qualcosa e il valore di una determinata cosa non può essere per tutti lo stesso. Io so cosa ha significato per per leggere anno dopo anno questa saga, diventare grande con i personaggio, innamorarmi perfino con loro e non è una cosa che si può spiegare, comprendere o afferrare. Molte altre persone non lo sapranno mai e la rabbia diventa dispiacere, forse perché penso sempre che una cosa bella debba essere condivisa con quante più persone possibili.
E fortunatamente non sono sola.
Ho ancora quel libro e non perdo occasione di leggerlo anche noi momenti più impensabili. Lo apro e mi tornano in mente le stesse sensazioni di quando ero una ragazzina. Sorrido nel leggere di Pecoranera diventata poi Corvonero, lo faccio anche quando mi trovo davanti quelle belle illustrazioni che si sono perse con le edizioni successive e ancora adesso sento l'odore dei corridoi della scuola, o della pergamena, delle pozioni di Piton e della Sala Grande durante gli spettacolari banchetti.
E, proprio come esiste quel libro, esiste ancora tutta la magia rinchiusa nelle pagine ingiallite dal tempo che resteranno per sempre tra le migliori mai lette da una ragazzina.


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Di siti dedicati all'universo di Harry Potter ce ne sono ormai di tutti i tipi, ma vi lascio comunque qualche piccola indicazione per (ri)scoprire la magia e la bellezza di una saga che ha fatto epoca, sia sulla carta che sulla pellicola cinematografica.
Il primo è sicuramente Pottermore che è il più recente, ma anche il più interattivo di tutti: qui si possono scoprire i capitoli del libro attraverso giochi, piccole curiosità, aneddoti e altre piccole meraviglie tutte firmate J. K. Rowling.
Ovviamente non può mancare il sito dell'autrice che ci ha regalato i romanzi, perciò per avere tutte le informazioni su di lei potete consultare il sito di JKR, sempre molto aggiornato in diverse lingue!