lunedì 25 agosto 2014

Libri Vs. Ebook: la Sfida

L'eterna lotta tra il cartaceo e il digitale!

a cura di Dora



Il mondo si evolve, cambia, muta, progredisce. La tecnologia dilaga, fa passi da gigante, riesce perfino a rendere più facile (in certe situazioni) la vita di tutti i giorni, ci mette in contatto con ogni parte del globo, fa di noi cittadini di un solo, grandissimo paese e ci permette di essere ovunque con un solo click. Ogni cosa cresce e, si spera, migliora.
Nulla è immune a questo processo, nemmeno l'universo dei libri che hanno conosciuto quella che, forse, potrebbe essere definita una svolta epocale, un cambiamento davvero radicale, un passaggio – quello dalla carta al formato elettronico – che ha cambiato il modo di leggere, di avvicinarsi e di vivere un romanzo di qualsiasi genere esso sia.
Lo ammetto senza troppa vergogna: a me leggere attraverso un ereader non piace nemmeno un po', nonostante abbia fatto il diavolo a quattro per averne uno quando, ormai diversi anni fa, è iniziato il grande boom della letteratura in formato digitale. Ho scoperto ben presto e a mie spese che, nonostante ci siano un milione di ottime e valide ragioni per farsi tentare da questa novità, non è tutto oro quello che luccica o, magari, non lo è per me, lettrice accanita e fuori controllo che ama perdersi tra gli scaffali di una libreria (una...certo, come no! Fosse solo una sarebbe già un bel traguardo), che adora sentire il profumo della carta, che si lascia tentare dal fruscio delle pagine e dalla loro piacevole consistenza tra le dita, che non riesce a fare a meno di innamorarsi di una copertina vista quasi per caso in un mare di colori e titoli di ogni genere e che, proprio per questo, si lascia trasportare dalla voce dei romanzi, quella che solo quando ti trovi faccia a faccia con loro riesci a percepire.
Gli ebook hanno risucchiato la magia di un libro in carne e ossa (in in carta e ossa, se vi piace di più), si sono presi la carta e l'inchiostro e li hanno digitalizzati, si sono fatti piccoli piccoli, ma con una grande, immensa memoria e ci hanno promesso grandi cose, riuscendo a realizzare ampiamente  gli impegni presi: un supporto leggero da portare ovunque si voglia, costi ridotti dei romanzi che vantano prezzi sicuramente vantaggiosi soprattutto agli occhi di chi è affamato di lettura e non può stare troppo tempo senza una nuova storia per le mani, possibilità di avere sempre a portata di mano i libri preferiti ai quali poter accedere attraverso un pulsante sulla schermata del proprio lettore, libertà di acquistare direttamente dal supporto elettronico con semplicità e senza doversi spostare da casa, senza dimenticare la grande opportunità che offrono agli scrittori emergenti di far conoscere le proprie opere, distribuendole su vasta scala e ad un pubblico molto ampio.
Certo, tutti vantaggi non indifferenti, soprattutto oggi che non si ha tempo per fare quasi nulla, troppo oberati dalle faccende della vita di tutti i giorni per lasciarsi andare al piacere di ritagliarsi un piccolo spazio da spendere in una libreria. Ma basta davvero questo a rendere speciale un libro digitale rispetto ad uno di carta? Siamo così ipertecnologici da non riuscire più a fare a meno di un bel tomo di novecento e passa pagine che ci pesa nella borsa, ma che riesce a pesarci anche nell'anima?
Forse sono antica. No, riformulo: sono sicuramente antica. A volte penso di essere nata nel secolo sbagliato perché per me, che ancora uso carta e penna per scrivere (ebbene sì, avete capito bene scrivo prima su un quaderno che conservo gelosamente nemmeno fosse il santo graal), tutta questa corsa alla modernità mi fa storcere un pochino il naso. Sono la prima a dire che senza progresso non si va da nessuna parte e che se c'è qualcosa che la storia ci insegna è che evolversi fa bene, ma se fosse per me prenderei tutto questo con una certa moderazione, con più tranquillità.
Volete davvero dirmi che scegliere un libro da uno store online ha lo stesso fascino che andare in una libreria e cercare il romanzo capace di accompagnarci per un pezzettino della nostra vita? E che c'è la stessa piacevolezza nel tenere in mano una specie di piccolo computer capace anche di retroilluminarsi con la luce più consona alle varie ore del giorno, che buttarsi sul letto con una torcia in mano e il libro nell'altra finché non arriva l'alba? Ci sono cose che, almeno per me che forse ho l'anima di un'anziana signora di novant'anni, nemmeno la tecnologia può rendere migliori. Cose che dovrebbero restare così come sono, perché sono già perfette, impeccabili. Fa niente se arriva un momento in cui si hanno talmente tanti libri che non si sa più dove metterli, pazienza se parte del conto in banca viene prosciugato dall'acquisto compulsivo di tomi su tomi che, poi, restano lì a prendere polvere una volta finito di leggerli: il libro deve essere fatto di carta e inchiostro, deve pesare nelle mani, devi poterlo vedere su uno scaffale quando stacchi gli occhi dal computer o quanto entri in camera dopo una lunga giornata di lavoro, deve essere un compagno e deve avere un'anima, quella che gli ebook hanno forse perso, quella che forse non hanno mai avuto.
Un libro deve stare in una libreria e aspettare con trepidazione il suo lettore, deve poterlo catturare nello stesso momento in cui mette piede in quella grande e forse ormai superata struttura che, però, non smette di avere un fascino tutto suo, intramontabile e insuperabile. E il lettore deve poter incontrare altre persone come lui, esseri umani fatti di carne con i quali confrontarsi, consigliarsi, un po' come è successo a me qualche giorno fa proprio in una libreria: ero lì, con il mio bel romanzone di due chili e mezzo tra le mani e un sorriso soddisfatto stampato sulla faccia. Lui mi si avvicina, mi chiede se può scambiare due parole con me e io mi fermo e ascolto. Resto incantata dalle sue parole di lettore navigato e incallito che inizia a snocciolare mille e uno titoli diversi che, a suo dire, potrebbero interessarmi e che lui ha trovato profetici, quasi imprescindibili. Ho preso nota e l'ho ringraziato: certe cose non ti possono certo capitare se hai il naso nascosto dietro ad un ereader, perché nessuno può vedere cosa stai leggendo e nessuno può darti un consiglio. Vado alla cassa e me lo ritrovo davanti, intento a pagare un libro che mi pare di aver già visto da qualche parte. Abbasso lo sguardo verso quello che ho in mano io e, sorpresa, è lo stesso che tengo stretto tra le dita. Mi fa l'occhiolino e se ne va e io sono una persona più felice. Tutto questo non sarebbe mai successo se mi fossi portata dietro il mio lettore di ebook, perché se è vero che la tecnologia ti avvicina, è anche vero che, a volte, è capace di allontanarti.

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Ho parlato di librerie. Luoghi un po' retrò adesso che sta spopolando la mania dell'acquisto online, ma che proprio per questo suo fascino un po' vintage resta sempre e comunque uno dei luoghi più suggestivi, ricchi di bellezza.
Essendo questo un blog dove si parla di libri (e non solo dove io sproloquio sui pro e sui contro del cartaceo vs. il digitale), ho per voi alcune interessanti proposte che hanno proprio una libreria come centro nevralgico della narrazione.
E vi stupirò con una grandiosa notizia: non sono solo in edizione cartacea, ma anche in ebook! So anche stupirvi con effetti speciali, ammettetelo!
Buona lettura!

La libreria galleggiante ormeggiata sulle rive della Senna di Jean Perdu, non è una semplice libreria: è una vera e propria "Farmacia Letteraria" perchè ogni libro custodito al suo interno formula una diagnosi e fornisce una cura, una terapia, dando al paziente quella che è una medicina per la propria anima.
Per ciascuno esiste un rimedio nascosto in un libro e Jean lo offre a tutti, ma non sembra essere capace di trovarne uno per se stesso. Un giorno, però, decide di mettersi in viaggio per cercare il suo antico amore e, forse, tutto finalmente cambierà... 

Nina George è nata nel 1973 in Germania e ha iniziato la sua attività di scrittrice e giornalista nel 1992. Autrice di romanzi e racconti, ha vinto numerosi premi. Vive ad Amburgo con il marito scrittore Jens Kramer.




Quale luogo migliore di una libreria per affrontare la realtà e i suoi piccoli, grandi mutamenti nel tentativo di diventare grandi e superare le avversità della vita? Anna trova il suo mondo e il suo spazio proprio qui, in una libreria, quella del Signor Alfredo, libraio per imposizione (ha ereditato l'attività dal padre), oberato dagli affari che non vanno troppo bene e dalla minaccia di una grande catena di distribuzione che ha deciso di aprire una libreria proprio in città. Saranno due donne molto speciali e diverse tra loro a fare la differenza.

Nicola Mucci, nato ad Assisi nel 1974, dopo la laurea in giurisprudenza ha scritto per qualche anno sulle pagine del quotidiano locale «Il Messaggero-Umbria». Mentre svolge la professione legale, continua a riempire taccuini e block notes per dare spazio alla passione della scrittura.





La libreria di Kati Hirschel è specializzata in gialli e lei è, naturalmente, una detective improvvisata e anche un po' pasticciona (per iniziare a conoscere questo personaggio interessante e fuori dalle righe potete leggere anche Hotel Bosforo), che si affida alle intuizioni dei suoi amati libri per risolvere i casi più strani e intriganti che le si presentano. In questo romanzo Kati è impegnata a risolvere un delitto che la riguarda da vicino dato che la vittima è un losco gestore di parcheggi rimasto ucciso proprio dopo un alterco con lei.

Esmahan Aykol, nata nel 1970 a Edirne, Turchia, vive tra Berlino e Istanbul. Durante gli studi universitari in giurisprudenza ha lavorato come giornalista per radio e giornali turchi. Fanno parte delle indagini di Kati anche i romanzi Divorzio alla Turca e Tango a Insanbul di recentissima pubblicazione sempre per la Sellerio in edizione italiana.

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